Negli ultimi decenni, la Medicina ha compiuto enormi passi avanti, soprattutto nello sviluppo di nuove terapie farmacologiche.

Oggi il prontuario terapeutico include oltre mille principi attivi, per un costo complessivo che solo nel 2023 ha sfiorato i 25 miliardi di euro a carico del Servizio Sanitario Nazionale, cifra che sale a quasi 35 miliardi considerando anche la spesa privata. Ma come spesso accade, anche il mercato del farmaco risponde alle logiche economiche: cresce ogni anno, trascinato da interessi, promozioni e — talvolta — da una comunicazione poco trasparente.

I nuovi farmaci: efficaci, ma a che prezzo?

Oggi ogni nuovo farmaco per essere approvato in Europa deve dimostrare qualità, efficacia e sicurezza. Tuttavia, non sempre viene chiarito quanto sia realmente migliore rispetto ai trattamenti già disponibili. Questo ha portato al proliferare di “duplicati” che, pur avendo un nome nuovo, offrono benefici simili ai farmaci esistenti. Un esempio emblematico è quello dei farmaci per abbassare il colesterolo, dove spesso il confronto diretto tra principi attivi è assente o poco chiaro.

Colesterolo: abbassare i limiti per aumentare le prescrizioni?

Per anni, un valore di colesterolo totale pari a 240 mg/dl è stato considerato normale. Con l’arrivo delle statine, farmaci in grado di ridurre il colesterolo ematico, questi limiti sono stati progressivamente abbassati, spostando il concetto di “normalità” verso valori sempre più bassi. Questo ha portato a un aumento esponenziale delle prescrizioni, anche in soggetti sani, per una forma di prevenzione cosiddetta “primaria” — cioè per evitare il rischio futuro di eventi cardiovascolari come infarto o ictus.

Ma diminuire il colesterolo… basta davvero?

È importante capire che il colesterolo non è una malattia, ma un fattore di rischio. Abbassarlo riduce la probabilità che si verifichi un evento cardiovascolare, ma non garantisce che questo non accada. In Medicina esiste un parametro utile chiamato NNT (Number Needed to Treat): indica quante persone devono essere trattate affinché una sola ne tragga un reale beneficio.

Nel caso delle statine, il NNT è di circa 100 su base annua: ciò significa che su 100 persone trattate, solo una ne trarrà vantaggio, mentre le altre 99 assumeranno un farmaco senza ottenere benefici, ma potenzialmente subendo effetti collaterali.

Tra gli effetti indesiderati più comuni delle statine troviamo dolori e danni muscolari, affaticamento e, in alcuni casi, l’aumento del rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Anche per questi motivi, alcuni pazienti sono costretti a interrompere la terapia.

L’informazione indipendente: un’assenza che pesa

Molte di queste informazioni non sono diffuse al grande pubblico né sempre comunicate in modo trasparente ai Medici. I foglietti illustrativi non riportano l’NNT e spesso l’informazione medica è mediata — direttamente o indirettamente — dall’industria farmaceutica. In assenza di una comunicazione scientifica indipendente, il rischio è quello di affidarsi a decisioni terapeutiche condizionate più dal mercato che da un reale beneficio per il paziente.

Prevenzione: la vera medicina

Alla base della salute deve esserci la prevenzione, non la dipendenza dai farmaci. Alimentazione corretta, attività fisica regolare, smettere di fumare, dormire bene e gestire lo stress sono strumenti fondamentali, molto più efficaci a lungo termine di qualsiasi pastiglia.

Serve un cambio di passo: più informazione indipendente, più consapevolezza, più attenzione alla qualità della vita.

La medicina del futuro — se vuole davvero essere al servizio delle persone — deve mettere la prevenzione al primo posto e non lasciare che a guidarla siano logiche di mercato.